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martedì 22 marzo 2016

Tutto e subito...lo sport non lo ama!!!



Tempo fa avevamo parlato di quanto fosse importante puntare sui giovani nello sport, quanto fosse importante investire nei settori giovanili per una crescita migliore sotto il profilo tecnico-tattico del movimento sportivo calcistico e calcettistico in Italia.
Ma da allora ad oggi nulla è cambiato.
In parte solo una squadra di Serie A di calcio a 11 ha provato a rinnovare completamente il roster inserendo giovani molto interessanti. Qual è stato il risultato?
Ad inizio campionato le vittorie stentavano ad arrivare e l'allenatore era già sulla graticola.
Poi la squadra ha cominciato a girare ed ovviamente tutti sono saliti sul carro dei vincitori.
Purtroppo in Italia forse non abbiamo ancora appreso il reale potenziale dei settori giovanili, il potenziale di una corretta progettualità.
Ci limitiamo ad assemblare squadre a cercare il giocatore d'esperienza e non ci rendiamo conto che poi ogni anno abbiamo lo stesso problema, e le squadre si smembrano e ricreano in continuazione.
Ma finchè siamo nel professionismo tutto va bene, quando cadiamo nel dilettantismo ecco che nascono i veri problemi.
In particolar modo parlo del Futsal, soprattutto di quelle realtà di medio-bassa classifica che ovviamente non possono garantire campionati con posizionamenti nella parte alta della classifica e quindi si trovano costrette a lasciare giocatori che magari nella passata stagione si sono rivelati determinanti perchè purtroppo non si hanno le possibilità di rispettare richieste economiche più alte o non si possono garantire traguardi sportivi ambiti dall'atleta.
E mi chiedo: perchè non puntare invece sui giovani?
Come?
Partendo da un settore giovanile.
Tutte le società in Italia cominciano dalla prima squadra e poi sotto obbligo della federazione aprono le porte al Settore Giovanile Scolastico (SGS). Ma così non dovrebbe essere, piuttosto si dovrebbe puntare ad un processo inverso in modo da arrivare alla prima squadra con un organico formato, magari integrandolo con giocatori di categoria ed esperienza i quali avrebbero il compito di fare da chioccia per i giovani atleti.
Così facendo si creerebbero società solide, capaci di mantenere un continuo ricambio generazionale e sono convinto che seguendo tale modus operandi anche le casse societarie ne gioverebbero, non perchè il giovane non percepirebbe nulla, ma semplicemente perchè i giocatori di categoria spesso e volentieri avanzano pretese economiche che non rispecchiano in pieno i valori in gioco.
Così facendo si garantirebbe freschezza societaria, continuità, risparmio (i giocatori si creano in casa e non si sarebbe più costretti a costruire in continuazione nuovi roster da amalgamare) e penso competitività.
A tutto questo però segue l'affiancamento di staff tecnici preparati e non improvvisati, di persone competenti che sappiano lavorare con i giovani, perchè vincere i campionati con giocatori già belli e formati è una cosa, un'altra è creare il giocatore da un giovane che magari a volte non ha voglia d'allenarsi, o ha difficoltà nell'accettare il sacrificio, la panchina, la tribuna...o magari è distratto dalla fidanzata, dal percorso di studi. Insomma sono molteplici i fattori che potrebbero inficiare il percorso di crescita di un giovane atleta, ma sta alla società ed allo staff renderlo centro di un modo di fare sport che nel tempo porterebbe i frutti sperati.
Insomma, giovane è bello, è meglio, è vincente...ma in Italia non lo capiamo!!!

domenica 20 marzo 2016

La teoria degli alibi


Velasco e la teoria degli alibi.
Il segreto del successo sportivo risiede proprio qui, nel comprendere che ogni errore dipende solo e soltanto da noi stessi e da nessun altro fattore.

Se ogni atleta riuscisse ad adattarsi perfettamente alla situazione che va a crearsi, l'atleta saprebbe sempre cosa fare ottenendo il miglior risultato possibile dal suo gesto tecnico-tattico.
Lo sport, la vita sono tutta questione di testa.